Lavorare col Cane

Avere un buon rapporto con il proprio cane è indispensabile se si vuole lavorare con lui, sopratutto se si vuole fare soccorso. Molto spesso questo rapporto viene messo a dura prova proprio nel momento in cui da una relazione superficiale, forse la più diffusa e la meno impegnativa sia a livello pratico sia a livello emotivo per il conduttore, si vuole passare ad una relazione più profonda, quando al cane si chiede di fare qualcosa in più ovvero gli si chiede di collaborare con noi attivamente.
Se si vuole trovare un’intesa col proprio cane ci si deve sforzare di capirlo, di comprenderlo, di imparare il suo linguaggio e le regole del suo mondo. Bisogna insomma cercare di pensare e vedere il mondo “come un cane”.

In primo luogo bisogna tenere ben presente che il cane è un’animale sociale che vive in branco. Il branco è una sorta di grande famiglia all’interno della quale esiste una gerarchia. Il cane si sente felice e a suo agio se riesce a cogliere un chiaro ordine gerarchico.
Il conduttore deve impostare il rapporto con il proprio cane in modo da porsi come “capobranco” infatti se il cane non dovesse riconoscerlo come leader probabilmente deciderà di addossarsi tale responsabilità con tutto quello che ne consegue, ma se troverà invece un proprietario che soddisferà il suo bisogno di sentirsi protetto, che sarà per lui una guida coerente e un punto di riferimento in cambio darà tutta la sua disponibilità.

Questo legame che unisce il conduttore al proprio animale sarà la leva che noi utilizzeremo per insegnare al cane la ricerca di un disperso. All’inizio dell’addestramento infatti sarà il suo bisogno di ricongiungersi al proprio “capobranco” (leva sociale) la motivazione che porterà il cane a cercare. Il cane infatti attua un comportamento (cercare), perché questo serve a soddisfare un determinato bisogno (ricongiungersi al proprietario).

In secondo luogo, per stabilire un buon rapporto col proprio animale, bisogna tenere ben presente quali sono le sue capacità di apprendimento e soprattutto i suoi limiti per evitare di chiedergli cose impossibili. Quando il cane infatti non si comporta come dovrebbe si crea un conflitto con il conduttore che crea ansia e stress per entrambi. Se le cose non funzionano però molto spesso si ha la convinzione che sia il cane che non funziona, non ci si interroga mai se siamo noi a non capirlo o molto spesso a mandargli i messaggi sbagliati. Per esempio: il cane è sensibilissimo ai messaggi trasmessi tramite la mimica del corpo e del muso dei suoi simili, dunque anche del suo conduttore considerato a tutti gli effetti dall’animale come un suo simile. Quindi un cinofilo che gesticola a dismisura, che accarezza il cane in continuità e senza motivo o che impartisce una catena ininterrotta di comandi crea solo stress e confusione al proprio cane.

Diventa fondamentale, per un buon conduttore, sviluppare la capacità di capire :
…come comunicano i cani: come “parlano” fra loro, come fanno a comprendere i messaggi inviati dagli essere umani, e come gli uomini possono tradurne i pensieri e le intenzioni. Se sappiamo come i cani comunicano possiamo capire ciò che provano, ciò che pensano, che obbiettivi hanno. Saremo in grado di dir loro quello che vogliamo che facciano, e ne controlleremo il comportamento. Non significa che potremo fare discorsi profondi, scientifici, filosofici, o discutere sull’ultimo film in programmazione al cinema con questi animali.Devo dire però che spesso trovo le mie conversazioni con i cani più ricche e complesse di quelle con i miei nipotini di due e tre anni. Conoscere il linguaggio permette inoltre di evitare malintesi fra esseri umani e specie canina.

Tratto da “Capire il linguaggio di cani” di Stanley Coren